Lupo e i suoi due padroni – una storia in città

Nel palazzo sul lato opposto della strada viveva Lupo, un cane di grandi dimensioni che aveva l’aspetto del lupo, e passava la giornata facendo la guardia all’ingresso del palazzo.

L’atteggiamento disinvolto e apparentemente disinteressato ai passanti gli aggiungevano un tocco umano. In breve sopperiva in qualche modo alla  mancanza di un portinaio.

Per tutti era spontaneo chiedersi e per questo confrontarsi all’occasione se Lupo fosse per davvero un lupo adottato o se invece l’aspetto potesse trarre in inganno. Se in fondo Lupo fosse un lupo vero o invece solamente un pastore tedesco un poco sottopeso, non  è stato mai appurato fino in fondo.

Lupo aveva un padrone ufficiale, e un padrone…ombra, In tutto due!

Il signor Boccacci, falegname, era il suo padrone, un signore che usciva di quando in quando dal suo laboratorio di falegnameria.  Aveva un modo particolare di camminare con rapidità, seppur con una certa rigidità nei movimenti delle gambe, rapidamente sul marciapiedi per sparire in un lampo, come  risucchiato dall’angolo che la via faceva con quella adiacente.

Parco di parole  e rapido nello sguardo, portato ad evitare il contatto con rapidi gesti per scrivere un appunto sul taccuino o per portarsi la sigaretta alla bocca. Se gli si rivolgeva un domanda, ciò che ne seguiva vi avrebbe fatto venire il dubbio che forse non avevate parlato affatto e che ciò che avevate appena pronunciato era stato semplicemente un pensiero mai espresso.

Quando il padrone appariva Lupo ne diventava immediatamente l’ombra schiacciata sul selciato. Le zampe posteriore si abbassavano come nel movimento della fisarmonica, seguite in maniera meno evidente da quelle anteriori. Lupo seguiva il vento alzato dal passaggio del falegname e senza nemmeno un cenno ne cavalcava l’aria.

In certe giornate quando il portone era aperto Lupo sostava in fondo all’androne al centro del cortiletto sdraiato sul fianco, sia che spirasse lo Scirocco d’estate, sia che non tirasse un filo d’aria,  le zampe lunghe e magre abbandonate a terra.

La signora Zucchero, che abitava in un appartamento della scala opposta a quella del suo padrone, si fermava per salutare Lupo e per parlargli. Si trattava di uno scambio tra amici con grandi affinità, che trovano all’improvviso il canale giusto dopo tanti tentativi inutili di comunicazione.

Si scambiavano sguardi luminosi, e all’improvviso il cane sembrava liberarsi di una gabbia. Piccoli scatti nervosi del collo all’indietro come per guardarsi alle spalle, e il cane seguiva la signora all’interno del proprio laboratorio al piano terra (artigianato della ceramica), e spariva al suo interno, per ricomparire dopo una decina di minuti con un andamento sciolto, naturale e pieno di vita.

La signora lo trattava come si tratta una persona a noi pari di età e grado, lo sguardo ammirato di chi ha grande considerazione del nostro interlocutore

I gesti ed i lampi di luce che si intravvedevano negli occhi di entrambi sembravano la parte di un lungo discorso, qualcosa di cui è sempre bello parlare e aggiornarsi. Lupo eseguiva e portava a compimento istruzioni che lei gli sussurrava, con un movimento delle zampe posteriori carico di gioia.

La seguiva ovunque lei andasse, eccetto quando lei gli spiegava il perchè non avrebbe potuto seguirla..

Solo alla sera, quando il suo padrone si preparava per far ritorno a casa a fine giornata, quando echeggiava il tuono della voce perentoria che proveniva dall’interno delle vetrate della falegnameria, allora Lupo si faceva chiudere al suo interno, dove avrebbe aspettato il nuovo giorno.

Lupo